lunedì 10 dicembre 2007

Appassionatamente, Semplicemente Casa

Ecco un articolo sull'esperienza vissuta dal 25/11 al 8/12 da due fucini di Lodi: Francesco e Christian, rispettivamente nella foto. Ce la raccontano.

I due provetti cuochi hanno nutrito sei persone per ben 14 giorni: nessun morto e nessuna pizza acquistata!


“Buon-giorno!”
E' mattina presto, in viale Rimembranze 42, negli appartamenti a fianco della Casa della Gioventù, e un manipolo di assonnati giovinotti brancola verso la cucina, dove un sempreverde don Angelo li attende, spremendo arance e salutando allegro tutti quanti. E' il rito quotidiano che segna l'inizio di una nuova giornata a Semplicemente Casa, l'iniziativa di vita comunitaria proposta dall'Azione Cattolica, dove un gruppo di giovani più un prete passano due settimane trovando spazi e tempi per vivere la Comunità, quella dimensione caratteristica della fede cristiana che è a volte un po' soffocata dalle nostre derive individualistiche.

Uscire dai nostri schemi personali per provare a seguire ritmi e tempi di altre persone, nell'esperienza comune della fede: questa è la sfida di Semplicemente Casa. E così, fioriscono tanti piccoli segni, nella semplicità e nella condivisione; pillole di gioiosa teologia pratica. La colazione insieme nonostante gli orari diversi -c'è chi studia e chi già lavora; il Vangelo del giorno e un piccolo impegno per ciascuno, per iniziare la giornata con l'energizzante giusto e avere ben chiaro almeno un aspetto su cui focalizzarsi per realizzare il nostro essere cristiani; la Messa alla sera, prima di cena, in cui al posto della predica tradizionale ognuno racconta le sue considerazioni sulla Parola e sulla giornata, grande momento di fraternità e di ascolto; gli ospiti che gravitano intorno alla Casa, passando a salutare, o a far serata, Messa, cena: basta “suonare il citofono” -ovvero lanciare chicchi di ghiaia contro la finestra illuminata- perché la porta si apra e si venga accolti, tra risate, odori di cucina e tintinnìo di piatti da apparecchiare.

Eppure con-vivere non è cosa semplice: si tratta di rinunciare a qualcosa del nostro angolino personale, che siano piccole manie o vizietti. Il nostro ego spesso lasciato crescere selvaggiamente si trova finalmente a confrontarsi gomito a gomito con l'altro diverso da noi, e nella ricerca del bene comune la rigidità delle nostre abitudini è messa in discussione, ridimensionata. Un sano esercizio di tolleranza e apertura, sostenuto e alimentato dal Vangelo, base di solida roccia su cui costruire belle relazioni.

Francesco Grossi

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