domenica 6 gennaio 2008

Letto per voi: "Giobbe" di J. Roth

Giobbe” di Joseph Roth - L’uomo, il dolore e Dio

Perché Dio ha scatenato la sua ira sulla casa di Mendel Singer? Mendel è devoto, timorato di Dio, un comunissimo ebreo. Il suo sonno è senza sogni, la coscienza pura e l’anima casta. La vita per lui scorre come “un povero ruscello tra magre sponde” . Dove ha peccato Mendel? Perché merita che la sua famiglia sia dilaniata dalle disgrazie? Del primogenito non ha più notizie, il secondo perde la vita in guerra, la moglie muore di crepacuore, la figlia è chiusa in manicomio. E del piccolo Menuchim, l’ultimo figlio costretto da un male oscuro a restare in patria quando la famiglia è partita per l’America, che ne è di Menuchim?

Del vecchio Mendel è rimasto ben poco: “Io non sono più Mendel Singer, sono l’avanzo di Mendel Singer”. Egli è solo, non capito dagli uomini e abbandonato da quel Dio crudele cui lui, come un comunissimo ebreo, aveva affidato tutta la sua vita. Adesso, però, può finalmente godere della sua pena con trionfo e rompere anche l’ultimo legame. Il dolore lo sveglia da quel lungo ozio cui l’abitudine aveva costretto il suo spirito e gli mostra la sua miseria. Mendel è pronto per compiere una scelta radicale: è pronto per diventare uomo. Più alto, più imponente, non più il vecchio ebreo coperto del caffettano ormai consunto, Mendel Singer sfida Dio; ed arriva a voler bruciare i cari libri di preghiera, compagni di lunghe notti insonni alla ricerca di un Dio cui non importa niente del povero Mendel.

Per tutta la vita è stato un mediocre maestro, ha insegnato a leggere le Scritture e ha riempito la sua casa di lunghe monotone cantilene. Solo ora sa quello che fa. Non è più come gli altri uomini, fedeli al loro Dio solo perché paurosi della sua onnipotenza, come di fronte ad una forza oscura da assecondare con la scaramanzia. Quanti uomini vivono la loro vita come un povero ruscello tra magre sponde? E pur conservando Dio nel loro cuore, essi sono timidi e fragili nella loro fede. Mendel è ora consapevole di questa fragilità, che era anche la sua; ma non ha più paura di nulla. Finora la sua esistenza è stata insignificante, poi un giorno è stato prescelto da una maledizione, o dalla imperscrutabile potenza divina, a diventare il commiserevole testimone del dolore.

Ma proprio quando Mendel, abbandonato alla consapevolezza della sua condizione miserevole, senza più speranza, è rassegnato alla fine, ecco che si compirà il miracolo. Quello stesso Dio che egli ha bestemmiato avrà pietà di lui. E Mendel, “più piccolo di tutti e in mezzo agli altri come un umile re travestito”, potrà salutare il mondo, ormai sazio di vita.


Jacopo Ferrari

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