venerdì 4 aprile 2008

Lettere da Milano: E fra sette anni?

"Lettere da Milano"

E fra sette anni...chissà?

Scusate l' interruzione, purtroppo alcuni impegni, ahimè gravosi, mi hanno impedito di coinvolgervi con i miei pensieri per questo breve periodo. Vi ritrovo questa settimana con una splendida notizia, anche se il momento per il Paese è visibilmente difficoltoso, l'Expo 2015 a Milano.

Ho accolto con gioia la notizia della vittoria della mia città natale, quella dalla quale vi scrivo; finalmente la politica è riuscita di concerto a fare la politica, quella con la "p" maiuscola, veramente finalizzata e rivolta ai cittadini e al futuro. Ovviamente tutti ci sentiamo, e dovremmo sentirci coinvolti, da questo successo, che porterà non solo fermento economico, ma anche e soprattutto culturale. Penso proprio che anche la nostra sana e vitale Federazione in questo sia convolta, e per la sua vicinanza con la città ospitante e per la sua naturale inclinazione a vagliare con occhio attento il mondo e la cultura del mondo.

Dopo la gioia per la vittoria il primo pensiero che mi è passato per la mente è stato: come sarà Milano, cosa staremo facendo noi nel 2015, quali strade avranno preso le nostre vite?
Un pensiero ardente di curiosità e nel contempo gelido di insicurezza.
Alla prima domanda, peccando forse di campanilismo, mi rispondo che Milano ci sarà, splendida e vitale come sempre, la capitale morale, anche se di morale gli è rimasto
ben poco, una città che saprà sempre darsi al visitatore e al suo abitante un poco alla volta, come la più elegante delle signore.

Alla seconda domanda mi è più difficile rispondere, ma sono convinto che tutti voi "fucini", ci sarete, avrete raggiunto i vostri obiettivi professionali e sarete uomini e donne consapevoli della vita, delle opportunità e dell' amore che anche grazie alla Fuci avranno imparato ad avere uno spirito e una mente in movimento, ma soprattutto avranno imparato a vivere.
Se avrò la possibilità di scrivere ancora nel 2015 (e se vado avanti così ne dubito fortemente) ci aggiorneremo.

Andrea Ripamonti

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