domenica 12 ottobre 2008

1° Culturale: Cose di casa

Appunti dell'incontro culturale del 3/10/08
con don Cesare Pagazzi

Tende che velano e ri-velano l'intimità casalinga


Anche quest'anno la FUCI ripropone una serie di incontri cosiddetti culturali, termine che certo non vogliamo diventi sinonimo di eccezionale o elevato, ma, anzi, di ordinario e normale. Il nostro scopo è infatti quello di dimostrare come, anche dalle cose di tutti i giorni, sia possibile trarre importanti ed arricchenti spunti di riflessione.

Del resto, la Bibbia stessa ci offre diversi esempi che illustrano la trasformazione di gesti feriali e apparentemente banali in occasioni di salvezza.
Si pensi alla vicenda di Naaman (2 Re, 5), capo dell'esercito siriaco, che, colpito dalla lebbra, viene invitato da una sua serva a rivolgersi ad Eliseo, profeta ebraico, per esser guarito. Egli accetta e si reca in Israele con un seguito numeroso e giunge alla casa di Eliseo, che gli comanda di immergersi sette volte nel fiume giordano. Naaaman inizialmente va su tutte le furie, ritenendo insensato e di nessun valore il rimedio del profeta, ma poi, su insistenza di amici, mette in pratica quanto gli era stato ordinato e puntualmente guarisce.
Ebbene, quest'anno abbiamo deciso ci concentrarci sul tema della casa, considerata nei suoi vari aspetti: quello architettonico, quello psicologico, quello del rapporto tra
pubblico e privato e così via.
Noi forse percepiamo il concetto di casa come semplice ed ovvio, dimenticando però che essa rappresenta una delle prime impronte lasciate dall'uomo nel suo cammino di evoluzione e che il nostro modo di vivere/pensare è anche il risultato delle case che abbiamo abitato, soprattutto di quella dei primi anni di vita, ricreata a somiglianza del primissimo ambiente che ci ha ospitati, della primissima casa, potremmo dire, cioè la pancia della mamma.
Si intuisce l'importanza rivestita dalla casa nelle nostre esistenze anche da certe espressioni comuni come: "tu per me sei di casa" o "con te mi sento a casa" o ancora "ho perso tutto" (quando in seguito a qualche evento disastroso si perde la propria abitazione).

Scopriremo che che la nostra stessa vita è una casa, in cui Dio abita, e che, evidentemente, è da lui ritenuta abbastanza degna e sicura per essere abitata.
Scopriremo che la casa non è altro che il fine ultimo della storia della salvezza, il progetto e desiderio che Dio vuole realizzare perchè a tutti sia possibile abitare nella stessa casa, cioè nel luogo dove niente e nessuno risultino estranei e ogni cosa e persona riconoscano e siano riconosciute. Questo, a differenza delle nostre case, dove non necessariamente tutti i conti tornano. Esse possono infatti accogliere cose e persone familiari, ma talvolta anche ostili (basti pensare al latino hospes = ospite/straniero da ricollegarsi ad hostis= straniero/nemico) e possono diventare il luogo di ricatti affetivi, capaci di segnare una vita intera, o vere e proprie tane, in cui ci rifugiamo e isoliamo o da cui scappiamo.
Nel nostro primo incontro ci limiteremo ad elencare gli elementi indispensabili per fare una casa:
  • le fondamenta
  • il tetto
  • le persone che la abitano
  • il pavimento
  • le pareti
  • il focolare o, più in generale, il riscaldamento: teniamo presente che la scoperta del fuoco da parte dell'uomo ha dato avvio a una rivoluzione non solo energetica, ma anche alimentare, che ha permesso all'uomo di cominciare a nutrirsi di cibi complessi come la carne. Ricordiamo inoltre che alcune delle prime case, cioè i templi, nascono proprio allo scopo di conservare il fuoco, considerato sacro.
  • le finestre e le tende: queste ultime rappresentano uno degli elementi mobili della casa, diversamente, ad esempio, dalle pareti, oltre ad essere un elemento, per così dire, seducente, che nasconde e al tempo stesso rivela l'intimità casalinga.
  • la luce: collegata al fuoco e alle finestre
  • i mobili, tra cui il letto dove dormiamo, perchè ci sentiamo circondati da un ambiente sicuro, che ci permette di abbassare le difese (compiendo così anche un atto di fiducia nei confronti di coloro con cui accettiamo di dormire); il tavolo che è un luogo funzionale a diverse attività, tra cui quella dell'incontro con coloro che vivono in casa; le sedie, cioè il luogo dove si sta, di cui il soggiorno potrebbe essere considerato un'espansione (ricordiamo che nel vangelo di Giovanni più volte ricorre il verbo mènein che significa stare, rimanere ed anche abitare).
  • il bagno: la sua presenza è un fenomeno non naturale, bensì culturale, affermatosi e diffusosi là dove non è avvertito il senso di vergogna e dove sono possibili una miglior gestione dell'acqua e controllo dell'igiene.
  • l'esterno della casa, vale a dire la facciata, così chiamata perchè è concepita come fosse una sorta di proiezione esterna di coloro che abitano all'interno - la casa infatti è uno dei modi in cui ci mostriamo agli altri, e il giardino, cioè il luogo dove si coltivano o, potremmo meglio dire, addomesticano, le piante e gli animali. Il verbo addomesticare che contiene al suo interno la stessa radice di domus (= casa), significa proprio vivere una vita stabile, vivere in una casa e quindi anche creare relazioni stabili che contribuiscono al miglioramento di di tutti coloro che abitano la casa stessa. Ricordiamo infine che il giardino è anche quell'elemento che consente di dividere il privato (la casa) dal pubblico (la strada).
Angelika Ratzinger

Nessun commento:

Posta un commento