sabato 18 ottobre 2008

Lettere da Milano: Campeggiare in centro

"Lettere da Milano"

Campeggiare in centro


Sono oramai quasi tre anni che conosco Mario. Lo vedo praticamente tutte le mattine fuori dall' Università Statale di Milano prima di entrare a lezione, e lo incontro anche al pomeriggio quando esco per tornare a casa. E' una persona distinta, vestito sempre di scuro e mai con l'aria trasandata.

L'ormai non più giovane età fa capire che non è uno studente, e non è neanche un professore. Scopri chi è Mario solo quando si avvicina a te e con una voce flebile, in un italiano che è buono ma ancora incerto, ti chiede se hai delle monete, qualche spicciolo, giusto per far mangiare i suoi tre figli, la moglie e lui. Che mi ha sempre colpito di questa persona è la non insistenza con la quale chiede elemosina, la vergogna e il rispetto con la quale flebilmente chiede qualche soldo.

E' risaputo che ai nostri giorni notizia scaccia notizia, insomma l'ultimo avvenimento è sempre il più importante, e settimana scorsa la gravissima crisi mondiale dell' economia ha cacciato prepotentemente dalle pagine dei giornali e dalle televisioni l' altrettanto grave problema dei fatti di Castelvolturno e Milano, ossia il rischio che potesse diffondersi in Italia una forte xenofobia legata a gravissimi episodi di razzismo.

Come sempre succede in Italia ci si è divisi su due fronti: chi denunciava l' emergenza razzismo e chi minimizzava parlando di episodi isolati. Tante ottime opinioni, sostenute da tante altrettanto ottime parole, nient' altro. Ho pensato dunque di chiedere a Mario di dirmi la sua su questi avvenimenti, di raccontarmi cosa ne pensa del fenomeno "immigrazione". Lui, in cambio di un pranzo mi ha raccontato tutto, il suo pensiero, la sua vita.

Nato quarantacinque anni fa in Romania si è trsferito in Italia quattro anni fa perchè l' impresa dove lavorava era fallita e le bocche da sfamare erano già quattro. Milano gli è sembrata subito la città giusta per provare a ricostruire una famiglia, ha fatto qualsiasi tipo di lavoro, sempre in nero, sottopagato, ma che gli ha sempre permesso di portare qualche soldo a casa; bè casa mi dice che è una parola grossa, avendo sempre vissuto o in baracche o in camioncini abbandonati. Mi racconta che lui e la sua famiglia hanno vissuto persino in pieno centro, io non capisco, lui mi spiega che l' abitazione consisteva in una tenda da campeggio situata nei giardinetti davanti a Largo Augusto, a due minuti da Piazza Duomo, ma che poi è stata rimossa dalle forze dell' ordine. Lui ora è cittadino comunitario, ma non ha il permesso di stare in Italia perchè non ha un lavoro e una casa. Riguardo al fenomeno dell' immigrazione mi spiega che le cose negli ultimi anni si sono aggravate perchè oltre ad arrivare in Italia onesti cittadini che come lui fanno di tutto, pur con gravi disagi, per vivere nella legalità, sono arrivati soggetti che si sentono legittimati dalle maglie larghe della giustizia italiana a vivere di espedienti, soggetti che il più delle volte dipendono da grosse organizzazioni criminose internazionali. Spiega che gli atti di razzismo sono il più delle volte isolati, ma si verificano, ed è per questo che lui non vuole mai insistere nel chiedere l' elemosina perchè non conosce la reazione che può avere l'interlocutore. Mario mi racconta che anche in Romania ha assistito a gravissimi episodi di razzismo, dove erano coinvolti ragazzi di colore e la sua opinione è che certe cose nascono proprio dalla paura dello straniero. Lui pur non essendo di colore dice di aver ricevuto parecchi insulti, soprattutto appena arrivato in Italia. Alla fine io e Mario ci salutiamo, dopo la piacevole conversazione, lo ringrazio e gli stringo la mano, la stessa che qualche minuto più tardi porgerà a qualcuno per elemosinare, un qualcuno che purtroppo non conosce il suo pensiero e la sua vita.

Andrea Ripamonti

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