giovedì 6 novembre 2008

Lettere da Milano: Cambiare la traiettoria della storia

"Lettere da Milano"

Cambiare la traiettoria della storia

"Afferrare con le proprie mani la traiettoria della storia e indirizzarla verso la speranza di un futuro migliore". Queste parole sono parte del lungo discorso che il presidente eletto degli Stati Uniti ha pronunciato ieri al Grant Park di Chicago per la sua vittoria; e sinceramente sono le parole che più mi hanno colpito, in un discorso comunque tutto interessante e pieno di enfasi come la situazione richiedeva.

A fare la prima differenza tra lui, Barack Obama, e gli altri presidenti degli Stati Uniti, da Lincoln a Bush, è il colore della pelle, dato tanto semplice quanto straordinariamente significativo per le vicende americane e del mondo intero. Poi ci sono molti altri dati, dalla giovane età all' estrazione popolare, al meltin pot che la sua famiglia rappresenta appieno. C'è molto di tutto in questa elezione presidenziale e fa molta tenerezza pensare alla madre che sveglia un Barack poco più chè bambino alle quattro del mattino all'alba calda e umida dell'Indonesia per insegnargli l'inglese e le nozioni fondamentali della storia americana. Chissà se quel bambino immaginava di cambiarla quella storia un giorno? Quel giorno è arrivato, da oggi tutto sarà, o potrà essere diverso perchè, ci piaccia o no l'America è ancora il motore del mondo e quel che vi accade ci coinvolge tutti.

Non faccio riferimento solo ai rapporti tra Stati o all'economia globale o alle vicende internazionali.

Mi piace pensare che questa vittoria sia un epocale cambiamento del nostro modo di rapportarci, non una distruzione delle differenze, che sono poi il sale della vita di ogni comunità, ma una esaltazione delle diversità e differenze che fanno di ogni popolo una realtà singola ma che necessità di comunicare con altri popoli.

Nelson Mandela ha dichiarato che questa vittoria dimostra come nessuno debba aver paura di sognare; bene ci uniamo volentieri al pensiero perchè veramente questa vittoria possa essere la realizzazione di un sogno, che non è solo il Sogno americano, ma che è il sogno di tutti, la continuazione e il rafforzamento di quella democrazia e quella pace che non sono mai abbastanza.


Andrea Ripamonti

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