lunedì 8 dicembre 2008

2° Teologico: La creazione e le deuterosi

Piccoli ricordi del viaggio FUCI in Terrasanta: il miracolo della moltiplicazione dei pani spiegato (5 pani + 2 pesci per 5000 persone)


Il tema della creazione compare più volte nel corso della Bibbia. Tuttavia, il testo fondamentale è quello di Genesi I, ripreso in vari modi da tutti gli altri, secondo un meccanismo detto deuterosi. La deuterosi (dal greco δεύτερος = secondo, ulteriore) è la ripresa o ripetizione di uno o più concetti/temi in parti diverse dello stesso testo (la Bibbia). Due sono i nuclei fondamentali che compaiono nelle deuterosi, i cosiddetti “fuochi dell'ellisse di Israele”: la creazione e la liberazione/salvezza.

Sorge quindi spontanea la domanda su quale sia il nucleo originario, e quale si sia formato in un secondo momento. La risposta sembrerebbe banale: la creazione viene prima della salvezza, un Dio che salva deve essere anche creatore. Bisogna però ricordare la storia teologica di Israele: originariamente politeista, come da tradizione caldea, vide con Abramo (uscito da Ur circa 3500 anni prima di Cristo) il passaggio ad una fase enoteista, in cui pur ammettendo l'esistenza di altri dei, veniva riconosciuto un ruolo di predominio a quello della propria tribù (era quindi il solo ad essere pregato, a ricevere sacrifici, ...). Solo in un terzo momento si giunse ad un monoteismo completo, e quindi al concetto di un Dio Creatore (solo la presenza di un unico Dio permette di porlo come creatore originario). La creazione non può quindi essere considerata sicuramente anteriore: famosi biblisti come Claus Westermann (Berlino, 7 ottobre 1909 - Heidelberg, 11 giugno 2000) e Gerhard von Rad (Nuremberg, 21 ottobre 1901 - Heidelberg, 31 ottobre 1971) dibatterono per anni sull'argomento, sostenendo posizioni opposte (il primo sosteneva il primato della creazione, il secondo della salvezza).

In realtà entrambe le tesi sono un po' forzate, poiché i due nuclei utilizzano un linguaggio comune, che li pone allo stesso livello: così la fuga dall'Egitto con l'apertura del mar Rosso ricorda la creazione (in cui Dio separa le acque e fa apparire l'asciutto) e le cosiddette “piaghe” delle tenebre e delle cavallette ricordano il potere del creatore sulle forze della natura e sugli animali; dall'altro lato le dimensioni dell'Arca di Noè rimandano a quelle del tempio di Gerusalemme e quindi all'Arca dell'Alleanza (simbolo di salvezza), mentre nel racconto della creazione Dio divide (l'acqua dalla terra, il giorno dalla notte, ...), così come dividerà Israele dal resto del mondo. Tuttavia un piccolo aiuto in merito ci viene fornito in una delle ultime deuterosi, risalente a circa 100 anni prima della nascita di Cristo: stiamo parlando del racconto di quella donna che, avendo sette figli, li incitò a farsi uccidere piuttosto che abbandonare la propria fede (Maccabei 2, 7). Il testo racconta (versetto 23): “[...] Senza dubbio il creatore del mondo, che ha plasmato alla origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi”. Pone quindi Dio Creatore come base per un Dio Salvatore.

Chiuso questo dibattito, torniamo alle deuterosi. Una piuttosto importante si trova nella letteratura profetica, in cui dopo la liberazione di Israele viene preannunciata una nuova Età dell'Oro (Isaia, 11), quindi una nuova creazione, e si racconta di come tutti i popoli della terra si troveranno insieme per mangiare sul monte Sion (Dio che nutre, quindi salvatore).

Un'ulteriore deuterosi è costituita dalla testimonianza di Gesù, che compie miracoli di salvezza (la moltiplicazione dei pani) e di creazione (la camminata sule acque, simbolo del dominio sulla natura). Non a caso nel vangelo di Giovanni, al capitolo 3, si dice che “Dio ha tanto amato il mondo che ha mandato suo figlio perché chi crede in lui abbia la vita eterna”, mentre al capitolo 6 Gesù è detto salvatore del mondo.

Infine, l'ultima deuterosi, al capitolo 21 dell'Apocalisse, racconta di come vi saranno cieli nuovi e terra nuova, ossia una nuova azione creatrice da parte di Dio.

Da quanto detto è facile evincere che alle origini il legame creazionistico tra Dio, Gesù e il mondo sia stato sentito come molto forte dalla comunità cristiana; tuttavia, dalla metà del IV secolo fino alla metà del XX esso è stato messo in secondo piano, escluso dalla cristologia e riesumato solo occasionalmente nelle dimostrazioni dell'esistenza di Dio.

Perché? Per trovare una risposta bisogna risalire fino ad Ario (Libia, 256 – Costantinopoli, 336), monaco con una grandissima cultura greca che lo aveva illuso di avere – tramite la filosofia – una completa conoscenza di Dio. In particolare, il neoplatonismo lo aveva portato a ritenere assurda l'idea della Trinità, - che, “dividendo” Dio, ne limitava il potere - e quindi a negare la divinità di Gesù. Nella concezione di Ario (che si rifaceva al pensiero Eracliteo) Gesù era ritenuto puro logos (λόγος, che sta per parola, ma anche legame) - grazie al quale il mondo poteva sussistere -, e per questo parte del creato.

La dottrina ariana fu condannata come eretica dal concilio di Nicea (325), lo stesso che creò il credo detto appunto Niceno-Costantinopolitano (la versione finale fu decisa nel Primo Concilio di Costantinopoli, nel 381), che recitiamo ancora oggi. In questa versione ben sette versi (unigenito Figlio di Dio, / nato dal Padre prima di tutti i secoli: / [Dio da Dio], / Luce da Luce, / Dio vero da Dio vero, / generato, non creato, / della stessa sostanza del Padre; / per mezzo di lui tutte le cose sono state create.) ribattono punto per punto l'arianesimo, ribadendo la natura divina di Gesù.

Purtroppo come reazione negli anni successivi al Concilio di Nicea si cadde gradualmente nell'eccesso opposto all'arianesimo, diminuendo sempre di più il ruolo di Gesù nel creato: solo negli ultimi decenni si è recuperato il vero significato del credo di Nicea, restituendo a Gesù il suo ruolo nel mondo.


Alberto Mattea

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