giovedì 14 febbraio 2013

IV° biblico: Giacobbe e Giuseppe


Appunti dell'incontro biblico del 01/02/2013 con don Cesare Pagazzi

 

Trascorsi circa vent’anni, Giacobbe, con undici figli, una figlia e l’amata Rachele incinta del secondo figlio, decide di allontanarsi da Làbano e fa marcia verso l’accamento di Isacco, ma sa che sulla strada sta ancora Esaù.
A viaggio inoltrato, Giacobbe gli spedisce messaggeri (Gen 32,5) e gli offre ricchi doni che ha accumulato presso lo zio/suocero.

L’incontro col fratello si preannuncia spaventoso poiché gli inviati riportano la notizia che Esaù sta marciando “con quattrocento uomini” (Gen 32,7).
La reazione di Giacobbe la si trova in Gen 32,8-9: “Giacobbe si spaventò molto e si sentì angustiato; allora divise in due accampanti la gente che era con lui, il gregge, gli armenti e i cammelli. Pensava, infatti: « Se Esaù raggiunge un accampamento e lo sconfigge, l’altro si salverà…».

Arrivato il momento del faccia a faccia cruciale, ecco Giacobbe prostrarsi sette volte davanti al fratello,ma il maggiore “gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e insieme piansero…” (cfr. Gen 33,4).
I due fratelli dopo vent’anni si riappacificano e purchè distanti, in questo frangente di tempo, sono stati legati nella forma della distanza (bisogna avere la pazienza e l’umiltà di aspettare il tempo opportuno per “fare pace”).
In ogni legame, anche in quello fraterno, c’è sempre qualcosa di sorprendente!!!
Di comune accordo, i due fratelli si separano di nuovo per ritrovarsi l’ultima volta al funerale del padre Isacco (cfr. Gen 35,29).

Giacobbe arriva a Sichem, una città che si trova nella terra di Canaan (cfr. Gen 33,18).

In Gen 34 vengono descritti i seguenti eventi:

  • Il rapimento di Dina (cfr. Gen 34,1-5).
  • L’accordo matrimoniale tra i figli di Giacobbe e i Sichemiti (Gen 34,6-24).
  • Il massacro dei Sichemiti “ad opera” di Simeone e Levi( cfr. Gen 34,25-31).

Giacobbe, dopo che Simeone e Levi hanno compiuto il massacro, fugge insieme alla sua famiglia e si stabiliscono a Betel come gli aveva ordinato Dio (cfr. Gen 35).

In Gen 35,16-19 viene narrata la nascita di Beniamino e la morte di Rachele.

STORIA DI GIUSEPPE

In Gen 37,2-4 troviamo Giuseppe che riferisce al padre Giacobbe chiacchiere maligne sui suoi fratelli (“l’incesto” tra Ruben (il figlio maggiore di Giacobbe) e la concubina di Giacobbe, Bila cfr. Gen 35, 21-22).
Israele (Giacobbe) amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia da Rachele (la sua sposa prediletta), e per questo gli regala una tunica con maniche lunghe ( in ebraico “tunica” si dice “kotonet” e si rifà a Gen 3,21 quando Dio consegna le tuniche ad Adamo ed Eva dopo il peccato). La tunica è il premio della predilezione, i suoi fratelli per questo lo odiavano.
Giuseppe “approfitta” della predilezione paterna ma sbaglia.


In Gen 37, 5-11 vengono descritti i sogni che fa Giuseppe:

  • Il primo sogno lo racconta ai fratelli e questi ultimi lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.
  • Il secondo sogno lo racconta ai fratelli e al padre. Giacobbe rimproverò Giuseppe (perché ha paura del suo futuro successore) e i suoi fratelli divennero invidiosi di lui.
Ma Giuseppe non millanta nulla, non dice bugie, perché effettivamente alla fine del racconto diventerà faraone e salverà la vita a suo padre e ai suoi fratelli. Giuseppe però non si rende conto di fare del male, nonostante abbia detto il vero. La verità, alcune volte, può far male, è come se “si getta del sale sulle ferite non del tutto rimarginate”.

Dopo aver ascoltato il sogno di Giuseppe, Giacobbe, si sente toccato sul vivo e per impartirgli una lezione, manda il figlio prediletto a raggiungere i fratelli al pascolo, situato a Sichem. Giuseppe si ritrova così come un agnello in mezzo ai lupi, in quanto i suoi fratelli lo odiano, come viene ribadito più volte nella narrazione.

Giuseppe s’incammina verso i fratelli e durante il tragitto incontra un uomo che gli pone una domanda isolita: «Che cosa cerchi?». Giuseppe risponde allo sconosciuto che è in cerca dei suoi fratelli e gli chiede indicazioni per trovarli. L’uomo risponde che i suoi fratelli erano diretti a Dotan. (cfr. Gen 37,12-17 che viene ripreso anche dallo scrittore T. Mann nel romanzo “Giuseppe e i suoi fratelli” che fa coincidere l’uomo con un angelo.
La domanda « Che cosa cerchi?» è la stessa che pone Gesù ai suoi discepoli «Che cosa cercate?» cfr. Gv 1,38).
Giuseppe ripartì in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan.

BIBLIOGRAFIA: G.C. PAGAZZI, C’è posto per tutti. Legami fraterni, paura, fede, Vita e Pensiero, Milano 2008.


Caterina Pezzoni

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